Come l’AI sta cambiando il mondo del diritto
La velocità con cui l’Intelligenza Artificiale si sta diffondendo in tutti gli ambiti dell’attività è sorprendente, tanto che molti professionisti nutrono il timore che questo nuovo strumento informatico dal carattere così rivoluzionario, prenderà il loro posto e, a bene vedere, un caso simile in ambito legale esiste già negli Stati Uniti.
Lo scorso anno, infatti, in un tribunale americano, uno studio legale ha inviato il primo avvocato virtuale, un software di intelligenza artificiale, che ha difeso un cliente di fronte al giudice, mentre non è un mistero il fatto che si inizi ad utilizzare ChatGPT anche per la redazione di testi giuridici.
Prima di soffermarci però su cosa sta realmente accadendo e su come l’IA sta incidendo sul mondo delle professioni e in particolare nel settore giuridico, è opportuno comprendere a cosa ci si riferisce quando si parla di intelligenza artificiale.
Una definizione di intelligenza artificiale o machine learning o ancora cognitive computing, viene dall’Ordine degli Avvocati di Milano che, in uno studio, elaborato nel luglio 2021, ha indicato come intelligenza artificiale “un settore della scienza informatica che ha lo scopo di emulare l’intelligenza umana in modo che le apparecchiature, hardware o software, congiuntamente o disgiuntamente, possano risolvere problemi o svolgere attività tipiche dell’essere umano.”.
L’IA può essere, dunque, spiegata come lo “sviluppo di sistemi software (spesso anche utilizzati in combinazione con hardware) che, dato un obiettivo complesso, sono in grado di agire nella dimensione fisica o virtuale in modo da percepire l’ambiente che li circonda, acquisire e interpretare dati e formulare decisioni basate sull’evidenza raccolta al fine di raggiungere l’obiettivo prefissato”.
Sulla base di tale definizione, un gruppo di esperti del Ministero dello Sviluppo Economico ha elaborato il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale (IA) 2022-2024, con cui sono state indicate le politiche da attivare nel triennio di riferimento per sviluppare nel nostro paese un sistema IA in grado di avere delle applicazioni reali e convenienti.
Si comprende allora, che ormai non stiamo parlando di qualcosa di puramente avvenieristico, esistente ancora sul piano teorico, ma di strumenti pienamente operativi, tanto che il Parlamento europeo nel marzo del 2024, ha approvato la prima legge sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di promuovere, da un lato l’impiego di tali strumenti e dall’altro, di limitare i rischi che un utilizzo non idoneo dell’Intelligenza Artificiale potrebbe provocare sui diritti fondamentali dell’individuo.
Consapevoli del potenziale dell’AI, i parlamentari europei hanno, pertanto, voluto dettare delle regole ferree sul suo impiego, legando il concetto di intelligenza artificiale a quello di rispetto dei valori fondamentali, evidenziando il forte impatto dell’intelligenza artificiale sul sistema sociale sinora adottato. Si tratta infatti di un meccanismo innovativo che ci spingerà a ripensare al contratto sociale che è stato fino ad oggi alla base delle nostre democrazie e a tutti i modelli di governance sinora adottati.
Fatte queste, seppur sintetiche, ma utili premesse, passiamo ad analizzare i possibili impieghi dell’intelligenza artificiale al settore legale.
Lo abbiamo accennato innanzi, l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando anche il settore legale, aiutando gli esperti ad automatizzare le attività di routine.
Attività di segreteria, analisi di banche dati giuridiche, elaborazione di dati e miglioramento del processo decisionale, analisi delle clausole contrattuale, redazione di testi, sono questi gli ambiti in cui l’AI al momento viene impiegata.
Ma come opera l’intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale è un software che, grazie alla potenza di calcolo di cui è dotato, riesce ad automatizzare le attività umane, in quanto è in grado di imitare le capacità della mente umana.
Si suppone che l’intelligenza artificiale pensi e agisca come gli esseri umani, ma lo faccia cento volte più velocemente e in modo più efficiente.
È il medesimo sistema impiegato nelle auto a guida autonoma, negli assistenti personali virtuali, nel riconoscimento facciale nei sistemi di sicurezza, negli algoritmi che analizzano il comportamento del consumatore, orientandone le scelte d’acquisto.
La caratteristica che rende particolarmente affascinanti e, nel contempo, pericolosi questi sistemi è che sono in grado di apprendere automaticamente e migliorare le proprie capacità di apprendimento in maniera automatizzata, in base all'immissione di dati.
Gli strumenti di machine learning ricercano infatti modelli nei dati, traggono conclusioni e apprendono da soli, migliorando costantemente le loro funzioni.
Si tratta di strumenti molto potenti che (e qui giunge il collegamento con il mondo del diritto) riescono ad elaborare il linguaggio naturale, sono infatti in grado di leggere automaticamente un testo, di elaborarlo e di interpretarlo. Agiscono, quindi, come le persone, con la sola differenza che sono in grado di farlo molto più velocemente e per una ingente quantità di dati e informazioni.
Si comprende bene come l’intelligenza artificiale possa costituire un valido supporto in ambito legale. Scansionare una mole di sentenze, norme, casi, documenti e secernere solo ciò che interessa, è già un gran risparmio di tempo e fatica che l’AI può fare al posto del legale.
Sistemi di questo tipo, infatti, costituiscono in grosso vantaggio competitivo per un consulente, in quanto possono aumentare la produttività e rendere più efficiente lo studio.
Assegnando i compiti di routine agli algoritmi di intelligenza artificiale, è possibile concentrarsi sulle attività principali, trascorrere più tempo con i clienti, migliorare le relazioni e far crescere il proprio business.
L’Intelligenza Artificiale può essere impiegata non solo per la discovery di norme, sentenze, casi, documenti, ma anche per ordinare, archiviare in sicurezza e trovare le informazioni rilevanti attraverso record elettronici, oltre che per le analisi contrattuali, ossia per le attività di due diligence, per verificare, ad esempio, quali clausole debbano essere modificate per essere migliorate, allineandole alle ultime norme e prassi giurisprudenziali vigenti.
Un’ altra applicazione dell’AI in ambito legale è quella di determinare il potenziale successo di una causa legale o di calcolarne i costi, attraverso l’analisi dello storico dei casi o ancora di analizzare i clienti per verificare quali di essi sono più a rischio di contenzioso in base alla propria situazione personale e allo storico delle informazioni.
Sono tanti i vantaggi dell’uso dell’Intelligenza Artificiale applicata al settore legale, ma esistono anche molti rischi nel demandare ad un software decisioni così importanti sulle quali comunque gli avvocati hanno delle serie responsabilità, agendo sui diritti dei loro clienti.
In fondo, stiamo parlando di macchine che non possono risolvere i problemi al 100%. E, comunque, possiamo davvero fidarci?
Molti sono ancora i dubbi e le preoccupazioni sull’impiego dell’AI, in particolare ad un settore così delicato come quello legale.
Un possibile problema è quello legato alla privacy. Gli strumenti di Intelligenza Artificiale raccolgono una mole ingente di informazioni personali e poi le utilizzano per processi decisionali automatizzati.
Titolare del trattamento in questi casi resta sempre lo studio legale che, secondo il Regolamento n. 679/2016, deve adottare le misure adeguate per garantire che i dati vengano elaborati correttamente e protetti dall’utilizzo per le nuove finalità.
È impossibile prevedere in dettaglio le finalità per cui gli algoritmi di intelligenza artificiale potrebbero utilizzare i dati e in che modo apprenderanno, quindi, è essenziale garantire in maniera completa e anticipata la protezione dei dati.
Ci sono poi anche considerazioni etiche da fare, l’intelligenza artificiale ad esempio nelle proprie decisioni potrebbe non considerare i valori e decidere secondo pregiudizi di genere o razziali. E di questo si sta occupando il Parlamento Europeo con la redazione di appositi regolamenti.
Un’altra problematica da non sottovalutare è la questione legata alla proprietà intellettuale.
Il lavoro creativo generato da un’intelligenza artificiale concessa in licenza a chi appartiene? Ossia, poniamo il caso che un software AI venga utilizzato dal consulente legale che lo ha in uso, se questo software di intelligenza artificiale genera nuovi dati che sono considerati un’opera d’ingegno, chi è il proprietario di questa invenzione: l’avvocato o lo sviluppatore del software AI? Qualcuno può possedere i diritti sull'output?
Occorre poi anche prestare attenzione al sistema utilizzato. Sia se si tratta di un sistema sviluppato su misura che se si impiega un sistema opensource. Come facciamo a sapere che il software non estragga dati e informazioni protette?
Particolare attenzione va rivolta dunque alla redazione dei contratti di sviluppo e dei contratti di licenza.
Ad ogni modo stiamo andando verso un mondo in cui la tecnologia avanzata non ha più un ruolo marginale, si tratta di una rivoluzione sociale vera e propria e dobbiamo essere pronti ad affrontare i nuovi scenari, risolvere i dubbi e abbracciare le nuove sfide con un approccio convinto, ma pur sempre saggio.