Agevolazioni

Impennata del patent box. Ecco l'andamento fino al 2021


Secondo l’Upb, Ufficio parlamentare di bilancio, l’andamento del patent box ha segnato un rilevante incremento negli anni 2018 e 2019, grazie all’eliminazione dell’obbligo del ruling.
L’abolizione di tale procedura ha portato più imprese a scegliere l’agevolazione fiscale dedicata ai beni immateriali, infatti, secondo il rapporto dell’Upb le aziende che nel quinquennio 2015-2020 hanno optato per il patent box sono state 6.802, con un aumento del numero di soggetti beneficiari (da 1.296 a 1.821) e una estensione nell’ammontare di reddito agevolato (da 3,9 a 5,8 miliardi di euro) fra il 2018 e il 2019.


Un arresto nell’utilizzo dell’agevolazione si è avuto però nel 2020 durante la pandemia, infatti, il ricorso al patent box in questo anno ha segnato un notevole calo dovuto allo sgretolamento dei redditi aziendali provocato dall’emergenza; l’ammontare del reddito agevolato è infatti calato a 2,9 miliardi di euro, rispetto ai 5,8 miliardi dell’anno precedente, mentre le imprese che hanno fruito dell’agevolazione nel medesimo periodo sono scese da 1.821 a 1.274.

E’ stato di 17,1 miliardi di euro il reddito complessivo agevolato, mentre lo sconto fiscale effettivo pari a 5 miliardi.

Secondo i dati UpB, le grandi imprese sono state favorite dall’agevolazione, in particolare quelle del comparto manifatturiero, a seguire quello dell’informazione e della comunicazione. Più indietro, restano invece il commercio, i servizi finanziari e l’immobiliare. È pertanto chiaro che i primi due ambiti d’attività sono più inclini all’innovazione.
Per quanto riguarda invece la diffusione del patent box da un punto di vista del territorio, il rapporto evidenzia come la maggior parte delle imprese che hanno fatto ricorso all’agevolazione siano situate al Nord Italia, con un 71 % dei soggetti beneficiari e un 72% del reddito agevolato, mentre circa il 30% si divide tra Centro e Sud e Isole.


Patent box. Un po' di storia


La disciplina del patent box è un regime opzionale di tassazione agevolata sui redditi che derivano dallo sfruttamento dei beni immateriali ed è stata introdotta dalla legge di stabilità 2015 (legge n. 190/2014, commi 37-45).
Più in dettaglio, le imprese possono scegliere questo regime fiscale di favore che consente di  escludere dal reddito parte di quelli derivanti dall'utilizzazione di alcune specifiche categorie di beni (software, brevetti industriali, disegni e modelli, e inoltre processi, formule e informazioni relativi ad esperienze ottenute nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili), nonché delle plusvalenze che provengono dalla loro cessione, quando il compenso viene reinvestito.


Il patent box ha subìto diversi rimaneggiamenti normativi nel tempo.

Così, ad esempio, il decreto legge n. 50/2017 ha eliminato i marchi dalla cerchia dei beni agevolabili; sono stati invece inseriti nel novero dei redditi che usufruiscono del regime speciale anche quelli che consentono un utilizzo di più beni immateriali in quanto legati da vincoli di complementarietà, secondo precise condizioni normative.
Fino al 2019, infatti, per beneficiare dell'agevolazione, in tutte le ipotesi di utilizzo diretto del bene, il contribuente doveva sottoscrivere un accordo con l'Agenzia delle Entrate (ruling obbligatorio), mentre, in caso di concessione in licenza del bene o di plusvalenze realizzate in ambito infragruppo, l’impresa poteva scegliere se firmare l'accordo con l’Agenzia delle entrate (ruling facoltativo).

Il decreto “Crescita” (articolo 4, Dl n. 34/2019) ha concesso una generale facoltà di autoliquidazione del relativo beneficio, pertanto il contribuente poteva individuare in maniera autonoma il beneficio e riportare direttamente in dichiarazione il quantum spettante.

In base al provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 30 luglio 2019, l'esercizio dell'opzione per il calcolo diretto del reddito agevolabile è eseguito nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta a cui l’agevolazione fa riferimento.



Il nuovo patent box dal 2021


Con il decreto fiscale 2021 (articolo 6, del Dl n. 146/2021), l’istituto è stato completamente riformato.
La norma ha, infatti, previsto oggi un'agevolazione che aumenta del 90% i costi di ricerca e sviluppo sostenuti con riferimento ai beni immateriali giuridicamente tutelabili, permettendo in tal modo di allargare le possibilità di dedurre i cisti sostenuti ai fini delle imposte sui redditi e dell'Irap.


Le condizioni in base alle quali beneficiare dell’aiuto restano comunque le medesime previste nella disciplina precedente.
Dunque, il regime di favore resta sempre una scelta per l’azienda con possibilità di rinnovo; ha una durata di cinque periodi di imposta durante i quali è irrevocabile.


Il beneficio consente di maggiorare, inizialmente del 90% e poi del 110% con la legge di bilancio 2022 (articolo 1, commi 10 e 11 della legge n. 234/2021), ai fini delle imposte sui redditi, i costi di ricerca e sviluppo sostenuti con riferimento a specifici beni immateriali (software protetto da copyright, brevetti industriali, disegni e modelli, processi, formule e informazioni relativi a esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili).

E’ necessario però che tali beni siano utilizzati direttamente o indirettamente nell’ambito della propria attività d'impresa.

Le nuove regole sul patent box si applicano alle opzioni riferite al periodo di imposta in corso alla data della loro entrata in vigore e ai successivi periodi di imposta.

E’ stato poi introdotto il meccanismo di recapture, secondo cui le spese agevolabili sono sostenute per la creazione di una o più immobilizzazioni immateriali oggetto di patent box, il contribuente può avvalersi della maggiorazione del 110% a partire dal periodo di imposta in cui il bene immateriale viene registrato.