Fisco

Esclusa la natura intra-UE dell'acquisto di beni presso il fornitore UE in regime di franchigia


Non ha natura intracomunitaria l’acquisto di beni posto in essere da un soggetto in regime forfetario presso un fornitore di altro Stato membro che beneficia anch’esso del regime di franchigia per le piccole imprese.

 

A chiarirlo è l’Agenzia delle Entrate nella risposta all’interpello n. 431 del 23 agosto 2022, che ha preso in considerazione il caso esposto da un contribuente in regime forfetario di cui all’art. 1, commi 54-89, della L. n. 190/2014 (Legge di Stabilità 2015) che riferisce di avere effettuato, nell’anno 2021, acquisti intracomunitari di beni per un ammontare complessivo inferiore a 10.000 euro e di volere intrattenere, nel corso dell’anno 2022, rapporti commerciali con operatori ungheresi, effettuando presso gli stessi acquisti di beni per un importo annuo complessivo superiore a 10.000 euro.

Tali operatori ungheresi sono sottoposti, a loro volta, al regime giuridico delle piccole imprese, che prevede l’esenzione dall’IVA fino ad un volume d’affari pari a 3 milioni di fiorini ungheresi (circa 9.000 euro).

L’istante ha chiesto all’Agenzia delle Entrate quali siano gli obblighi IVA relativi agli acquisti di beni effettuati presso i predetti operatori ungheresi.

Nell’analizzare la questione, è stato osservato che, ai sensi dell’art. 38, comma 5, lett. d), del D.L. n. 331/1993, non assumono natura intracomunitaria gli acquisti di beni se il cedente beneficia nel proprio Stato membro dell’esonero disposto per le piccole imprese, che gli artt. 281 e ss. della Direttiva n. 2006/112/CE concedono agli Stati membri entro determinate soglie di esonero, prevedendo modalità semplificate di imposizione e riscossione dell’IVA per le operazioni attive da esse effettuate.

Pertanto, non rivestono carattere intracomunitario neppure le corrispondenti cessioni di beni, effettuate dalle piccole imprese nei confronti degli operatori economici stabiliti in altro Stato membro.

Coerentemente alle previsioni della normativa comunitario, il richiamato art. 38, comma 5, lett. d), del D.L. n. 332/1993 dispone, come già anticipato, che non si considerano acquisti intracomunitari le operazioni riguardanti i beni acquistati da qualsiasi operatore italiano, qualora il proprio cedente benefica nel proprio Stato membro del regime in esame.

Come chiarito dalla circolare n. 26/E/2010 (Parte I, § 4), il soggetto passivo IVA italiano che effettua acquisti di beni presso un operatore di altro Stato membro sottoposto al regime delle piccole imprese non effettua un acquisto intracomunitario, in quanto si deve supporre che trattasi di operazione rilevante ai fini IVA nello Stato membro di origine. Di conseguenza, se il cessionario italiano non ha ricevuto dal proprio cedente un’apposita documentazione rappresentativa dell’operazione, deve provvedere ad emettere un’autofattura senza applicazione dell’imposta per documentare l’acquisto, fermo restando che non deve essere compilato l’elenco riepilogativo degli acquisti intracomunitari di beni.