Cittadini morosi? Il comune mette i nomi in rete, ma il Garante dice no!
Nel gennaio di quest’anno lo aveva già fatto il comune di Oristano, ora anche altri comuni annunciavano la medesima prassi, ma il Garante Privacy ha detto stop alla pubblicazione sul sito istituzionale del comune dell’elenco nero dei nomi dei cittadini che non pagano i tributi. Nessuna legge statale prevede tale obbligo e il comune non può arrogarsi il diritto di emanare, attraverso un regolamento, ciò che dovrebbe essere stabilito con legge dello Stato!
Pubblicare i dati personali dei cittadini morosi configura una sanzione accessoria a quelle amministrative già previste nei casi di mancato o errato pagamento dei tributi; l’introduzione di una sanzione accessoria spetta esclusivamente alla legislazione dello Stato.
Secondo il Garante, l’idea di postare sul sito comunale i dati personali dei cittadini morosi, lede il principio di legalità e quello di trasparenza. Peraltro, nemmeno la legge sulla trasparenza impone, tra quelli specificamente individuati in materia di pubblicazione sui siti istituzionali degli enti, tale obbligo, anzi la stessa legge prescrive di anonimizzare i dati quando la pubblicazione delle informazioni non è obbligatoria per legge.
Un regolamento comunale questo che viola, peraltro, i principi alla base del Codice Privacy, ovvero quelli di necessità, pertinenza, non eccedenza nel trattamento, oltre a ledere il principio di legalità, anche da un punto di vista temporale, in quanto l’entrata in vigore dell’obbligo di pubblicazione online pare sia stata deliberata con effetto retroattivo. Si tratta di strumenti, dice il Garante, che ledono la dignità della persona, in quanto si configurano come un inutile strumento vessatorio.
Concludendo, tra AGCOM che attraverso i suoi regolamenti sul copyright si arroga diritti che spetterebbero al potere giudiziario, comuni che emanano da soli sanzioni accessorie, governi che parandosi dietro forme di urgenza si autonominano senza elezioni, si potrebbe dire che in Italia vige quasi una forma di sottesa, elegante anarchia travestita da un’apparente, prudente democrazia … volendo essere bonari, diciamo solo che i nostri amministratori dovrebbero rivedere - forse? - i principi costituzionali e le fonti del diritto!
Per fortuna, poi ogni tanto qualche serafica Autorità, come quella del Garante Privacy, ricorda loro che … “non sanno quello che fanno”...