Economia

L'export tiene a galla i distretti produttivi italiani


Mercati esteri contro mercato nazionale: sono questi i piatti della bilancia su cui poggiano i risultati dei distretti italiani. Per i 101 agglomerati produttivi esaminati dal quarto rapporto tematico realizzato da Unioncamere, in collaborazione con una serie di soggetti quali la Federazione dei distretti italiani, Banca d'Italia, Istat, Censis e le principali associazioni di categoria, il 2012 si è chiuso con una calo del fatturato di 2,8 punti percentuali, una contrazione limitata grazie ai buoni risultati dell'export e alla crescente internazionalizzazione. Fenomeni, però, che ancora faticano a innescare un circolo virtuoso in grado di riprodurre questi benefici anche sul territorio e le filiere locali, tanto che il bilancio finale è negativo anche per l'occupazione: un terzo delle aziende ha infatti ridotto il personale, mentre il ricorso alla cassa integrazione è passato dal 28,7 al 34,7%.

Oltre le frontiere

 Nei primi nove mesi del 2012, dunque, le esportazioni sono aumentate in media del 2% - contro il 10,5% dell'anno precedente - soprattutto grazie ai volumi destinati ai Paesi extraeuropei, come gli Stati Uniti, il Giappone, gli Emirati Arabi, la Russia e il Messico. All'opposto, le vendite nel vecchio continente sono diminuite dell'1%, a causa anche delle contrazioni subite in Germania, Spagna e Grecia. In generale, patisce di più il settore dell'automazione e della metalmeccanica (-3,1%), mentre tengono l'abbigliamento (+1,7%), l'arredamento (+2,9%), l'alimentare e i vini (+6,9%) e soprattutto l'hi-tech (+14,9%).

Abbigliamento e arredo sono poi al centro di dinamiche opposte, a seconda che si guardi ai mercati europei dove perdono entrambi rispettivamente il 5 e il 3,6%, mentre in quelli extra Ue portano a casa risultati di tutto rispetto, con una crescita che raggiunge il 12,6% e il 9,4%.

Per il 2013, le attese sono di un ulteriore miglioramento nelle attese di quasi il 38% del campione, in particolare grazie ai mercati più lontani, dal Nord America all'Estremo Oriente.

 La classifica

Il rapporto, infine, sulla base di 16 parametri, come produttivittà, investimenti in ricerca e sviluppo, creazioni di reti di imprese, stila anche una classifica dei distretti sulla base della loro capacità di fare innovazione. In cima alla lista, il distretto del mobile della Brianza, seguito da quello lecchese dei metalli e da due distretti modenesi, quelli del biomedicale di Mirandola e del tessile-abbigliamento di Carpi.