Cassazione: è responsabile l'amministratore in caso di errata valutazione dei crediti a bilancio, finalizzata alla copertura di perdite
In data 18 marzo 2015 è stata pubblicata la sentenza n°5450 della Corte di Cassazione, con cui è stata accolta l'azione di responsabilità per falso in bilancio, esercitata dai nuovi azionisti di una società quotata nei confronti degli amministratori della società stessa.
La Corte ha affermato che è illecito il bilancio "se gli amministratori, nell'esercizio del potere discrezionale ad essi attribuito dalla legge nel valutare il presumibile valore di realizzo dei crediti [...] hanno violato il principio di prudenza, attraverso valutazioni irragionevoli o evitando di fornire spiegazioni adeguate nei criteri valutativi adottati".
Ai sensi dell'art.2426, n°8), del codice civile, infatti, i crediti devono essere iscritti in bilancio al loro presumibile valore di realizzo, desunto dalla situazione patrimoniale ed economica del soggetto debitore, sebbene esista un valore nominale di tale credito. Coerentemente con tale presupposto la Corte ha precisato che la valutazione deve basarsi sulla solvibilità del credito stesso e non sulle offerte di acquisto da parte di terzi o dalle programmate azioni di cartolarizzazione di tali crediti.
Gli amministratori, in sede di predisposizione del bilancio, sono tenuti a rispettare tale principio, basandosi su di una valutazione il più possibile concreta. Sarà poi compito del giudice di merito verificare che siano stati rispettati i criteri previsti dalla legge. Conseguenza presumibile, in caso di abuso del diritto da parte dell'amministratore, è il recupero dell'imposta.